Negli interludi, Mike racconta la storia di IT e di Derry, o almeno quanto di essa è riuscito a ricostruire. Perciò avvicinarsi a un interludio significa avvicinarsi a una scena violenta, spettacolare, feroce. Pirotecnica anche.
Primo interludio: l’esplosione delle Ferriere Kitchner (1906).
Secondo interludio: L’incendio al Punto Nero (1930).
Terzo interludio: l’esecuzione della banda Bradley.
Quarto interludio: il massacro a colpi d’ascia a opera di Claude Heroux (1905).
Il quinto interludio è una sorta di elogio funebre a Derry. Un bollettino medico di una città che viene distrutta.
Lo avevamo già detto all’inizio: la struttura di questo romanzo è complessa. Il viaggio è lungo e difficile. La montagna va conquistata, non è certo una semplice passeggiata. Eppure, di tutte le cose che si possono dire di IT io credo che sia proprio questo il suo bello. Quando una cosa richiede sforzi e sudore, la soddisfazione è più intensa.
Ci avviciniamo sempre di più al finale e mano mano che si avanza la lettura si fa ancora più difficile. I confini tra le due linee temporali sfumano, si sovrappongono volutamente. Il corsivo (che ci aiutava a conoscere i personaggi da adulti) non ci aiuta più. Non viene più usato perché a questo punto i personaggi li conosciamo bene.
L’ordine delle cose è già stato stabilito e deve fare il suo corso. C’è ripetitività nello schema, come in una ruota che gira, e proprio questa ripetitività rende la lettura una sfida.
Nel 57′ i bambini ne usciranno più adulti, nell’84’ gli adulti per poter sopravvivere dovranno ritrovare la loro fanciullezza e attingere da essa.
Ci ritroveremo presto per il gran finale. Continuate a leggere con me, vi aspetto all’ultima pagina.
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