It – Beverly Rogan Takes a Whuppin

La telefonata di Mike a Bev ci presente un personaggio molto complesso: Beverly. Unica donna del gruppo, di Bev, per ora, non sappiamo altro.

La telefonata nel cuore della notte sveglia il marito (che sta smaltendo una sbornia), peggiora il suo mal di testa e lo spinge a covare una rabbia sempre più esplicita. Seguire i pensieri del marito ci porta a capire fin da subito che qualcosa sotto il loro tetto coniugale non va per il verso giusto. Tuttavia, sono i ricordi in cui si perde mentre la moglie è al telefono che svelano gli abusi e i maltrattamenti a cui la donna è regolarmente sottoposta.

La lite che ne consegue mi ha fatto congelare il sangue. Come può una donna sopportare un aguzzino per marito? Come può una donna accettare, addirittura amare, un uomo che la umilia e la percuote quando ne ha voglia?

Dalla storia dei due coniugi si capisce che da piccolo il marito è stato a sua volta vittima di abusi, cosa che non lo giustifica affatto ma che spiega in parte l’origine del suo squilibrio emotivo.

IMG_9329Sara stato così anche per Beverly? Che tipologia di ragazzina sarà stata negli anni cinquanta, per arrivare a essere una donna che tollera i maltrattamenti del marito? Cos’è successo da bambina mentre cercava di costruirsi un’identità?Queste sono solo alcune delle domande che il capitolo mi ha lasciato, insieme a un sapore amaro in bocca per i fardelli che alcune donne accettano di portare sulle loro spalle.

It – La struttura

IMG_9320Stai leggendo It come me? Bene, allora a questo punto sarai alla fine della prima parte. Cosa abbiamo capito finora?

 

 

 

IMG_9321Innanzi tutto Stephen King ci sta facendo viaggiare attraverso due linee temporali: gli anni cinquanta e gli anni ottanta. La formazione del gruppo di amici (sei ragazzi e una ragazza) avviene attraverso sei telefonate che risvegliano i ricordi dei protagonisti adulti e li mettono in moto verso Derry. Le età messe a confronto dall’autore, esattamente come le dimensioni temporali, sono due: l’adolescenza e l’età adulta.

Nel primo capitolo, quindi, la morte di George segna il risveglio di Pennywise negli anni cinquanta mentre la morte di Adrian Mellon segna suo risveglio ventisette anni dopo. Una struttura perfettamente bilanciata e intrigante. Ma anche qualcosa di più. La storia di Adrian Mellon ci suggerisce qualcosa, ci mette in guardia, ma siamo ancora all’inizio del romanzo e ci stordisce anche. E’ una storia cattiva, brutta ed esattamente come accade per George, perfettamente a sé stante. Adrian Mellon è gay e con la sua morte l’omofobia e la crudeltà vengono aggiunte al già ricco piatto di riflessioni fornite al lettore: la morte di un bambino innocente, il bullismo, l’omofobia.

C’è un’altra morte che segna il primo capitolo e arricchisce il piatto delle riflessioni servite al lettore attento: il suicidio di Stanley Uris. La telefonata di Mike, l’idea di mantenere una vecchia ma solenne promessa, il richiamo di Derry sono troppo per lui, ma non per noi lettori che leggiamo della sua morte attraverso gli occhi della moglie e sempre attraverso gli occhi della moglie vediamo la scritta da lui lasciata sulle piastrelle del bagno: IT. E vogliamo saperne di più.

Non so voi, ma io non vedo l’ora di cominciare la seconda parte.

IT – La morte di George

Non è stato detto (o scritto) abbastanza sulla morte del piccolo Georgie. E’ la scena che da il via alle danze, d’accordo. E’ il biglietto da visita di Pennywise the Dancing Clown, d’accordo. E’ la sete di innocenza che spinge il puzzolente, marcio, sordido essere a tessere le sue malefiche imprese, va bene. Ma è anche qualcos’altro. E’ una storia sotto la storia, anzi è La storia sotto la storia. Perfettamente costruita, la breve e tragica avventura di Geroge è il micro-universo che tiene unito l’intero romanzo. Un vettore, se preferite.

King ci avvicina ai due fratelli, con una breve pennellata ci dà l’idea di quanto siano uniti, anzi fortifica il loro legame sotto i nostri occhi e lo fa letteralmente spalmandoci sopra un bello strato di paraffina. La paraffina tuttavia va sudata, Georgie deve meritarselo questo momento di gioia con il fratello, perché quando si legge King nulla viene regalato esattamente come accade nella vita reale. Ed ecco dunque il primo e fugace contatto con il soprannaturale. George sa che c’è qualcosa là sotto, lo sente. Lo sente con tutti i suoi sensi: il buio estende la forza della sua mente, gli odori fetidi e marci, l’umidità, il ringhio… quel ringhio. Ma George non vuole essere considerato un fifone, sa che l’idea di “a creature which would eat anything but which was especially hungry for boymeat” sarebbe stata considerata stupida dagli adulti. E così supera la sua prova, afferra la paraffina e si guadagna un bel momento con fratello imparando come impermeabilizzare una barchetta fatta con un foglio di giornale.

Soltanto dopo, quando le sue difese si sono abbassate, con la mente allegra all’inseguimento della barchetta incontra il male. E con esso finisce a galleggiare per sempre.

IMG_9300Il narratore però non ha ancora finito con noi, oh no. Ha ancora qualcosa da dire dopo averci straziato il cuore con la morte del piccolo George. La scena non è ancora del tutto finita. Manca ancora una pennellata, che a mio parare è quella che rende queste prime sedici pagine un piccolo romanzo dentro il romanzo: la barchetta.

Mentre la madre, il padre e Bill vengono informati della morte di George, il narratore sa che la barchetta sta ancora galleggiando e ce la mostra mentre esce dalle fogne di Derry. I due fratelli avevano fatto proprio un ottimo lavoro: “perhaps it reached the sea and sails there forever, like a magic boat in a fairytale”.

It by Stephen King

Ho atteso che IT mi venisse recapitato per quasi un mese prima di accorgermi che la versione italiana era esaurita. Impaziente, continuavo a domandarmi quale oscura forza impedisse al mio pacco di essere recapitato, mentre invece era finito in ristampa. Così ho pensato, perché non leggerlo in lingua originale? Ed eccomi qui, a inaugurare il primo articolo del blog descrivendovi un libro in Inglese. Non era così che avevo pianificato l’inizio del viaggio, ma più ci penso più mi sembra giusto così.

Perciò… che l’avventura abbia inizio!

IMG_9292

 

Che incipit potente! Quattro righe di un libro di oltre milleduecento pagine che si sono fatte strada con prepotenza nella mente di infiniti lettori per rimanerci impresse per sempre.

“Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.” (Trad.

C’è già tutto: il terrore, il male eterno, mutevole, ricorrente e l’indimenticabile barchetta. E sì, l’atmosfera è quella giusta. L’atmosfera di chi sta per intraprendere un viaggio burrascoso, su una barchetta tremolante, sospinta dal quel maledetto rivolo di pioggia.

Bene, se siete pronti a galleggiare con me ci vediamo nelle prossime pagine.