Pet Sematary, Stephen King

Ueilà!

Ho rimandato la lettura di questo romanzo perché sapevo, nella mia soglia di sopportazione della paura, che questo era uno di quelli che avrebbe richiesto il livello più alto.

E infatti non mi sbagliavo. Ma a causa dell’imminente uscita nelle sale cinematografiche del film – Pet Sematary del 9 Maggio distribuito dalla 20th Century Fox – mi sono armata a quattro mani, ho raccolto tutto il coraggio necessario e ho iniziato questa indescrivibile lettura prima che la visione del film me ne plasmasse i volti e le atmosfere.

Uscito nel 1983, Pet Sematary (Sperling and Kupfer) è un libro potente (come d’altronde quasi tutti i libri di King), agghiacciante e disturbante. Se si è genitori, parecchio disturbante in più rispetto al lettore senza figli.

Se pensate che King voglia parlarvi dei vostri teneri animaletti domestici vi sbagliate di grosso. In questo romanzo il Re vuole esplorare la debolezza della mente umana nel momento di maggiore difficoltà, ovvero quando è costretta a confrontarsi con la morte. L’essere umano non sa accettare la morte, non riesce ad arrendersi alla sua costante e paziente vittoria sulla vita. E questo sia quando bussa alla porta dei nostri animali domestici sia quando sfonda i portoni dei nostri famigliari o delle persone a noi più care, devastandoci completamente.

La morte è un mistero e la sepoltura è un segreto.

Questa esplorazione dei confini della mente umana ottenebrata dal dolore King la filtra attraverso un protagonista lucido ed attendibile, un medico, che insieme agli atri personaggi (tutti caratterizzati alla perfezione) rendono Pet Sematary un classico dell’horror incredibilmente credibile.

Dunque: c’è una famiglia appena arrivata in città. C’è un’interstatale su cui viaggiano camion a tutta velocità a qualsiasi ora del giorno e della notte. C’è una tragedia familiare. E poi c’è un antico e misterioso cimitero degli animali. Gli ingredienti principali che, mescolati con i tantissimi sapori che King sa accostare perfettamente, formano la ricetta perfetta di un classico che conoscono tutti.

La domanda è: cosa potrebbe succedere se esistesse un modo per eludere la morte?

Io ho letto il libro nell’edizione vintage in foto, con la copertina rossa. Come sempre, però, vi lascio il link per l’acquisto del libro nuovo via Amazon (per sostenere il blog senza che slow diate un centesimo di più).

Pet Sematary

L’ombra dello scorpione, Stephen King

Per l’iniziativa di @readbelieve e @silvia_inunclick – #inchiostroecaffeina – oggi sorseggio un caffè alto ripensando al viaggio maestrale che ha rappresentato la lettura de “L’ombra dello scorpione” (Bompiani) di Stephen King.

L’ombra dello scorpione è un libro di più di 500 pagine – mooolte di più – che trascina il lettore nella lotta tra il bene e il male in una realtà post apocalittica in cui un’epidemia ha colpito quasi per intero il genere umano.

C’è tutto il King di cui aver bisogno.

Ma perché mai il titolo originale “The stand” è arrivato nelle edizioni italiane a essere tradotto come “L’ombra dello scorpione”? Tra tutte le leggende in cui mi sono imbattuta, la più verosimile riferisce che piuttosto di un titolo letterale – come per esempio La resistenza, che avrebbe potuto trarre il lettore in inganno facendolo forse pensare a un libro storico sulla Resistenza – gli editori abbiano preferito tentare di accattivare il lettore rifacendosi a un passaggio in cui viene descritto il diabolico (ma ahimè, anche molto affascinante) Randal Flagg:

Lui non muore mai. […] È nei lupi, cavoli, sì. I corvi. I serpenti a sonagli. L’ombra del gufo a mezzanotte e lo scorpione a mezzogiorno»).

Un libro chilometrico, come il viaggio dei protagonisti, città dopo città, alla ricerca di altri sopravvissuti con cui ricostruire una società. Un viaggio incommensurabile. Un viaggio attraverso la grandezza e la meschinità del genere umano.

Un viaggio che vi consiglio assolutamente di intraprendere prima o poi.

Link:

Blog di Readbelieve: Read is believing

Blog di SilviaInunclick: Il piacere della lettura

Link di acquisto Amazon: L’ombra dello scorpione. Ediz. integrale

The Outsider, Stephen King

Un altro colpo messo a segno dallo scrittore che conosce il male e tutte le sue innumerevoli facce meglio di chiunque altro: Stephen King.

Parliamo dunque di The Outsider, del Re del brivido, edito Sperling & Kupfer.

Ve lo devo dire, questo è un libro che mi ha fatto arrabbiare. E tanto anche. La prima metà del libro mi ha spaccato il cervello in due, totalmente incapace di decidere quale verità fosse quella giusta in cui schierarsi.

In questa prima fase del libro King non solo getta le basi della storia, non sta solo accompagnando il lettore verso l’incontro con l’ignoto… ma si sta anche divertendo come un matto a farlo impazzire. E io per questo l’ho odiato, ma anche amato di amore vero.

The Outsider vi mostra uno Stephen King che accarezza l’ignoto e corteggia il soprannaturale, ma lo fa vent’anni dopo IT (link di acquisto in italiano: It), con protagonisti adulti e intrisi di razionalità. Non più bambini capaci di vedere attraverso quel velo che separa l’innocenza dall’esperienza.

Alibi, impronte digitali, video della sorveglianza, dna… come coniugarle con la mutevolezza del male?

Nella seconda parte del libro, invece, mentre la storia raggiunge il climax, King continua ad ammiccare al lettore con riferimenti ad alcuni dei suoi romanzi passati in un vortice di easter eggs che esaltano il lettore più esperto.

King ci aveva già dimostrato di essere perfettamente in grado di coniugare, e di farlo in modo convincente, razionale e sovrannaturale in tutti i suoi libri. Ce n’è uno, però, in cui la parte razionale viene affiancata alla logica poliziesca del metodo scientifico e delle prove schiaccianti: la trilogia di Mr Mercedes (link di acquisto qui: Mr. Mercedes, Chi perde paga, Fine turno) e dopo l’incredibile successo ottenuto, King prosegue su questa strada, anzi l’affina, dimostrando di poter far irrompere la presenza sovrannaturale nella realtà quotidiana piegandola a suo piacimento nel modo più convincente possibile.

Ho iniziato a leggere e a amare King più di dieci anni fa e da allora questo scrittore non mi fa dormire sogni tranquilli. Eppure sono sempre qui, con un suo libro in mano, in attesa del prossimo oppure alla ricerca di qualche pubblicazione passata che mi è sfuggita. Con King sono cresciuta come lettrice e come persona. Leggetelo, non ve ne pentirete.

Come sempre, se volete sostenere il mio lavoro, vi lascio i link di acquisto:

Copertina rigida: The outsider

Copertina rigida e in lingua originale:The outsider

Sleeping Beauties: lo leggiamo?

Consiglio Sleeping Beauties? Assolutamente sì.

Non l’ho amato di vero amore, come di solito mi accade con Stephen King, ma è un ottimo libro e lo consiglio soprattutto a chi non legge il Re perchè ne ha troppa paura.

Lo potete acquistare qui: Sleeping Beauties. E condividere la vostra esperienza di lettura seguendo gli articoli che ho scritto MentreLeggevo:

Sleeping Beauties: iniziamo

Sleeping Beauties: un mondo senza donne?

Sleeping Beauties: il grande albero

Sleeping Beauties: Angel

Sleeping Beauties: una favola dark

Speeling Beauties: la scelta

Buona lettura!

Speeling Beauties: la scelta

img_0459Ultima tappa, il libro è finito. Tiriamo le somme: le donne si addormentano una dopo l’altra in tutto il pianeta. Appena chiudono gli occhi, una sostanza disgustosa le avvolge e strani filamenti cominciano a ricoprire i loro volti fino a imbozzolarle completamente. Particolare inquetante: se svegliate, le belle addormentate diventano ferocissime. Come usciranno da questa epidemia i sovranni dell’horror?

Le donne si svegliano, ma si svegliano in una dimensione diversa regolata da uno scorrere più lento del tempo. Ed è proprio il tempo a darci l’occasione di vedere come una società matriarcale sia perfettamente in grado di andare avanti. Le due dimensioni messe a confronto mostrano un mondo di uomini che va a scatafascio velocissimamente opposto a un mondo di donne che piano piano rinasce, si organizza e prospera.

Ecco dunque, come dicevo nel precedente articolo che se volete leggere trovate qui, come i King analizzino la relazione tra i sessi in questo preciso momento storico. Non prendono una posizione, non partono dal punto di vista privilegiato di una delle due parti, gli autori in questo romanzo mostrano. Forse mi sbaglio, ma ora che ho terminato la lettura oso insinuare che analizzinino con più attenzione proprio il genere maschile. Sanno che i generi sono intrisecamente diversi e a partire da queste diversità tessono la loro tela (riferimento voluto!).

Ritorniamo alla domande fondamentale: come uscire da questo apocalittico contagio? La risposta si trova in una scelta: le donne, con voto unanime, devono scegliere se vivere nell’Altro Mondo, quello da loro appena costruito, e coltivarlo, amarlo, nutrirlo oppure tornare indietro dai loro uomini.

Aspetto che lo finiate ma inatnto mi piacerebbe sapere: voi cosa scegliereste?

Sleeping Beauties: una favola dark

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In foto mia figlia che mi aiuta a perdere il segno.

A parte la tristezza che mi attanaglia ogni volta che temino un buon libro, mi ritrovo a domandarmi: ma cos’è che ho appena finito di leggere? Sleeping Beauties non è un horror, non nel senso a cui King ci ha abituato. Non è neanche un thriller, non nel senso classico del temine almeno. Allora cos’è? Direi una buonissima favola dark per adulti appasionati del Re. Ecco cos’è.

Criticato ferocemente sia per l’inclusione del figlio nella scrittura del romanzo sia per i riferimenti perlopiù critici a una determinata fetta d’America, il libro parte da un’idea forte: come sarebbe il mondo senza donne? Beh, in buona sostanza, gli autori ci dicono che sarebbe un brutto brutto mondo in cui vivere. Apocalittico, confuso, violento.

E come fanno a dircelo? Qui credo che l’impronta del Re sia più marcata di quella del figlio perchè invece che dire o raccontare, in queste pagine il mondo senza donne ci viene mostrato. Così come ci viene mostrato – e non dichiarato – il sostegno di King al femminismo.

Sleeping beauties, pieno zeppo di personaggi, diventa quindi una sorta di ricettacolo di punti di vista su un discorso culturale dominante. King dipinge figure a cui da una voce. L’insieme di queste voci veicolano violenze, abusi, stereotipi il cui filo conduttore è il femminismo. Una guardia che invece di sorvegliare e proteggere le detenute, le palpeggia e abusa di loro. Ci sono mariti padroni, mariti assenti e ci sono mariti inutili. e poi i manigoldi imbecilli dei fratelli Gringer, in puro stile King. Per ultimo Frank Geary, l’accalappia cani che non riesce a tenere sotto controllo i suoi accessi d’ira. Vuole proteggere la figlia a qualunque costo, spesso e volentieri spaventandola. E allontana la moglie che proprio a causa della sua insabilità vuole il divorzio.

Uno dei punti di forza è che non c’è morale. Sleeping Beauties è piuttosto l’articolarsi di un dibattito. Infatti, se il messaggio fosse esclusivamente femminista la storia non si svilupperebbe intorno a un carcere femminile. I profili che ne risultano mostrano donne aggressive, violente, disturbate. Insomma, chi è senza peccato – e questo vale per entrambi i generi – scagli la prima pietra.

Se lo volete leggere, potete acquistalo qui: Sleeping beauties

Sleeping Beauties: Angel

Di donne dai profili interessanti, misteriosi o oscuri Sleeping Beauties è pieno zeppo. Questi profili, a loro volta, sono complessi, imperfetti e ricchi di sfaccettature che ci impediscono di catalogarli tra i buoni o tra i cattivi. Sono personaggi che vanno capiti.

Ecco perché tra tutti, oggi voglio parlarvi di Angel. Angel è una delle detenute del Dooling. È in carcere quindi non può essere una santarellina. E sempre perché in carcere, è difficile che possa fare esperienze o vivere avventure che portino a un’evoluzione del personaggio. La sua evoluzione si è conclusa proprio qui, in cella, dove di avventure le guardie (anzi no, gli agenti) si assicurano che non ne possa più avere.

Viene presentata come la più pericolosa delle detenute. Instabile. Pazza. Violenta. Aggressiva. Altalenante. Ma quante belle parole! Tutte, nella storia, associate spessissimo al genere femminile.

Poi però, mano a mano che la storia avanza, di lei scopriamo qualche lato nuovo. Lo scopriamo attraverso le sue azioni, non perché detto da qualche altro personaggio o dal narratore. King mostra (showing) e lascia ad altri scrittori più noiosi il telling.

E così Angel prepara il caffè alle altre detenute, per aiutarle a star sveglie. Si rende utile. Canta il rap.

Quando incontra Evie cambia tutto di nuovo. Scopriamo una parte del suo passato che ci allontana di nuovo da lei. È un assassina, lo immaginavamo, ma quello che ha fatto – per cui non è in cella – è davvero troppo da sopportare. No, non ve lo dico cos’è, perché se lo state leggendo con me, come spero, non voglio rovinarvi l’arrivo del macigno che sta per schiacciarvi. Ma una cosa ve la dico, perché riguarda la giustizia e lo spunto che King ci fornisce al riguardo: Angel sta pagando per alcuni dei delitti che ha commesso. Non tutti. La giustizia terrena è incompleta. Inefficace forse. Ma nel suo animo quel fardello è da portare. Sempre. Tutti i giorni. Tutte le ore. Ogni secondo.

Nei capitoli successivi scopriremo altro di Angel, delle sue sofferenze e di come i crimini che ha commesso siano connessi alla violenza che sempre l’ha caratterizzata.

Concludo con un ultimo spunto di riflessione. Proseguendo ulteriormente arriviamo ad associare a Angel il sentimento della pietà. E questa è una piega inaspettata che, guarda caso, ha bisogno degli uomini perché accada.

Alcuni uomini stanno pensando di prendere d’assedio il carcere (uomini dello stesso stampo di quelli che stanno dando fuoco alle dormienti). I protagonisti si stanno preparando al peggio e Angel, ingenuamente, si cimenta in un paio di impacciate mosse di kung fu come per dire “che ci provino, li farò fuori tutti”. Un’indifesa carcerata, disarmata, dietro le sbarre, sola contro un gruppo di uomini armati fino ai denti: un’immagine che fa quasi tenerezza.

Sleeping Beauties: il grande albero

Sono in preda al paradosso del lettore: prima non vedo l’ora di cominciare un libro nuovo, poi però vorrei che non finisse.

Nel bosco accanto al capanno esploso, Lila ha trovato un albero magico alto almeno 150 metri. La scena è vagamente Dantesca: la montagna, le tre fiere, la protagonista che chiude gli occhi perché incapace di sostenere una vista così grandiosa, spaventosa e immensa.

C’è anche l’idea della soglia: Dante si trova danti alla montagna che separa il mondo della realtà dal mondo spirituale nel quale compirà in sua grande viaggio. Lila, d’altro canto, si trova anche lei davanti a una soglia, solo che non sappiamo ancora a che genere di mondo magico l’autore ci stia preparando.

Voi cosa pensate che possa significare?

Ps. oramai, comunque vada a finire, il viaggio è bello perciò, se volete acquistarlo, potete farlo qui. Tanto io ve lo consiglio: Sleeping Beauties

Sleeping Beauties: un mondo senza donne?

img_0361Che i King si stiano immaginando un mondo senza donne? E’ possibile? Sono ancora relativamente all’inizio, circa al capitolo 7, e la favola della bella addormentata si sta trasformando in un orribile incubo.

Quando si addormentano, le donne vengono avvolte in un bozzolo e non si svegliano più.

Di sicuro le donne sono al centro di questa favola horror. Il carcere femminile è il fulcro dell’analisi dei King, ma tutte le figure femminili del romanzo, senza esclusione di colpi, passano attraverso la lente clinica dei due scrittori.

Abuso di potere, sottomissione, abuso del corpo femminile, debolezze, violenza di genere: i temi affrontati sono attuali e scottanti.

Ma torniamo alla lettura, devo sapere dove vanno le donne quando dormono. A prestissimo, giusto qualche altro capitolo poi torno!

Ps. vi è venuta voglia di leggerlo con me? Ecco dove potete procurarvelo: Sleeping Beauties

 

Sleeping Beauties: iniziamo

Quando leggo qualcosa che non mi convince, di solito per rifarmi il palato ritorno a Stephen King.

Amo il suo stile, i dettagli in cui si perde, le atmosfere che crea, ma soprattutto amo quel suo ammiccare al lettore ogni volta che lascia qualche riferimento in sospeso, come per dire: caro fedele lettore, questo indizio l’ho lasciato per te, vediamo se riesci a coglierlo.

Da Natale Sleeping Beauties mi guardava dal comodino, ma io continuavo a procrastinare. Anche, se non soprattutto, perché il libro è scritto a quattro mani con il figlio Owen. Una novità. E a me le novità spaventano sempre un po’.

Per quanto riguarda lo stile, devo dire che il tocco del buon vecchio Re si sente. La magia con cui tesse la sua tela c’è. Ma c’è anche un sapore nuovo, che senza dubbio è la presenza del figlio. Non so ancora dire se è un sapore che mi piace. Devo entrare meglio nella storia. Una cosa, tuttavia, la so: non dev’essere per niente facile voler fare lo scrittore se tuo padre è il RE di tutti gli scrittori. Quindi questo ragazzo, che poi ragazzo ormai non è più, merita il beneficio del dubbio.

Il primo capitolo comincia con i fuochi d’artificio. Catapultati nella storia in medias res, ci passano davanti una serie di personaggi come se li conoscessimo già. L’impressione è quella di aver acceso la tivù della vita proprio mentre essa scorre, perciò orientarsi tra questi nuovi personaggi non è semplice è scontato.

Fuochi d’artificio, dicevo. Forse non proprio fuochi fuochi, ma un capanno che salta per aria, un paio di fabbricanti di droga che vengono brutalmente ammazzati e una misteriosa ragazza, la rappresentate Avon che non è una rappresentante Avon, che gira nel bosco con una sola camicia addosso ricoperta di sangue è un inizio col botto!

Ah! Se volete leggerlo con me, potete acquistarlo per esempio qui: Sleeping beauties